Gabrina la strega di Reggio Emilia

Ti ricordi quando in questo post ti ho parlato del processo di Gabrina? Gabrina era considerata una strega solo perché conosceva i segreti delle erbe e con l’aiuto di queste creava pozioni magiche con le quali curava le pene d’amore.

Gabrina era considerata una “strega” o, per meglio dire, una “donna malefica” così come recitano le carte processuali conservate nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia. Rileggendo il fascicolo del suo processo che si componeva di 14 capi d’accusa, è stato possibile risalire ai rimedi che Gabrina raccomandava alle donne che la contattavano per porre fine ai loro problemi d’amore. Vere e proprie ricette di intrugli miracolosi.

Vediamo insieme quali magiche pozioni servivano per curare la solitudine e l’infelicità di queste donne.

Per i mariti traditori

Il rimedio più efficace per i mariti traditori consigliato da Gabrina a Franceschina ed Elisabetta fu il seguente: unire peli strappati dalla gamba della moglie tradita con pezzi di unghie del marito traditore. Dopodiché, peli e unghie andavano inseriti nel cuore di una gallina nera. La gallina doveva essere nera altrimenti l’incanto non avrebbe funzionato. Il cuore andava poi trattenuto nella parte più intima del corpo della donna il tempo di fare nove passi con una candela in mano. Fatto ciò il tutto andava triturato molto finemente e dato in pasto al marito traditore che avrebbe dovuto abbandonare il nuovo amore e ritornare dalla moglie.

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Sempre per conquistare o riconquistare l’amore di un uomo Gabrina consigliava di gettare grani di sale sul fuoco per tre volte recitando una formula.

Peli e unghie sono elementi che ricorrono molto frequentemente nel filtri d’amore perchè si diceva che avevano la caratteristica di restare attaccati alle persone anche quando venivano staccati. La gallina o il gallo neri avevano il potere di allontanare gli amanti, in questo caso il marito e il suo nuovo amore.

Anche la candela ritorna spesso nei riti d’amore. Veniva usata anche per i parti dove, le candele benedette, venivano messe sul grembo della donna in travaglio.

 

Per far ritornare il marito

Gabrina consigliò a Filippina di recarsi di notte da sola in un luogo solitario e, nuda, contemplando la stella più luminosa in cielo, attorcigliare tra le mani la camicia del marito pronunciando questa parole: «Cossì come etorso la mia camisa, così inverso de mi se torza el cor de me marì».

L’attorcigliare, il legare, l’annodare avevano il potere di trattenere. In questo caso doveva tenere al laccio il cuore dell’uomo.

 

Per far fiorire un amore

Gabrina consigliò a Masina che si era innamorata di un certo Giovanni che però non la considerava, di recitare questa formula pensando al suo amato: «Sancto evangelio a nome de Cristo el cor de Zoane cal me sia scrito, li o’ me vede chel m’ame, li o’l no me vede che me brame».

Sempre per far fiorire nuovi amori Gabrina consigliava di preparare un unguento a base di miele, farina, olio d’oliva, timo, crusca e unghie tritate di donna. Occorreva far bollire per alcuni minuti il filtro e poi era pronto da spalmare o sul corpo o sulle labbra o sulle parti intime ma solo nelle notti di luna crescente.

Anche il miele ha molti significati simbolici (fecondità, nutrimento, seduzione) e compare in molte ricette.

 

Per i mariti maneschi

Gabrina consigliava alle mogli di mariti maneschi di dar loro da bere un infuso di camomilla accompagnato da un gesto in cui la saliva della donna doveva essere spalmata sulle labbra e poi così baciare il marito che nel frattempo si era rabbonito con la camomilla.

Altro elemento simbolico è la saliva che ha un potere miracoloso e apotropaico.

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Pozioni contraccettive/abortive

Il 300 è l’epoca in cui si cominciano a confezionare pozioni contraccettive/abortive aggiungendo a decotti d’erbe sangue mestruale perché al sangue mestruale erano attribuiti poteri straordinari.

 

L’accusa più grave

Una delle accuse più gravi mosse a Gabrina fu quella di aver consigliato a tale Giovanni di vincere l’impotenza giacendo con una donna in un letto sotto al quale doveva essere nascosto un pugnale che aveva ucciso un uomo. Questo fu interpretato dal tribunale come istigazione all’omicidio.

 

La condanna di Gabrina

Dei 14 capi d’accusa, solo in due i sortilegi di Gabrina ebbero effetto. Gabrina si salvò ma il tribunale dell’inquisizione fu molto duro con lei e fu condanna all’amputazione della lingua e alla marchiatura a fuoco. Non sapendo né leggere né scrivere in questo modo la si condannava per sempre al silenzio.

Voglio immaginarmi Gabrina che ancora gira tra le bancarelle del mercato nel centro di Reggio Emilia dove viveva. Una donna che ha lottato per il diritto alla libertà di genere e che ha pagato a caro prezzo questo azzardo.

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