Conosci la storia di Gabrina, la strega di Reggio Emilia? Prima di parlarti di lei e di dirti perché fu processata dal tribunale dell’inquisizione e cosa le venne fatto, permettimi di fare un passo indietro e dirti alcune parole sulla stregoneria in generale.

Le origini della stregoneria

Sebbene la caccia alle streghe vera e propria iniziò col quattrocento e continuò poi per tutto il rinascimento fino all’età moderna, la stregoneria affonda le sue radici nella notte dei tempi. In realtà, già nel II millennio a.C. nel codice di Hammurabi, civiltà babilonese, c’erano delle norme che colpivano le persone che erano considerate portatrici di pratiche illecite.

Certo è che, se si parla del periodo antecedente al 1450, diventa quasi impossibile risalire a quali e quanti processi possano esserci stati e quante persone possano aver coinvolto. Il tribunale dell’inquisizione, che venne istituito da Gregorio IX nel 1235, prima del 1450 non teneva un archivio come lo intendiamo noi oggi di cause di processi intentati contro streghe, maghi, stregoni, eretici o presunti tali.

E’ nell’ultima parte del medioevo che la magia comincia ad essere guardata con più attenzione, ad essere vista come un’attività che tende a sottrasti ad ogni indagine inquisitoriale.

Ed è proprio in questo quadro che si va a innescare il processo di Gabrina che finirà davanti al tribunale presieduto dal vicario della Reggio Viscontea il 28 luglio 1375.

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Chi era Gabrina degli Albeti la strega di Reggio Emilia

Gabrina degli Albeti viveva a Reggio Emilia nel quartiere di San Prospero ed era una donna che conosceva l’arte delle erbe. Pare appartenesse a una nobile e ricca famiglia. Per questo si presume che non fosse in condizioni miserabili e il fatto che non si facesse pagare per i suoi servizi in qualche modo ce lo conferma.

Gabrina, che noi chiameremo in modo errato “strega” era considerata, così come citano le carte processuali, “donna malefica”. A quei tempi si compariva davanti al tribunale quando c’era un accusatore in carne ed ossa ma si poteva essere chiamati anche semplicemente per la vox populi cioè la fama.

Questo è proprio il caso della nostra Gabrina che fu processata perché i giudici avevano sentito dire dal popolo che era una fattucchiera.

In realtà Gabrina si considerava una guaritrice sopratutto di pene d’amore e così era conosciuta da tutti.

 

Il 300

Il 300 fu un secolo molto difficile. Si aprì con un grosso cambiamento climatico che portò a inverni brevi ma molto rigidi e ad estati lunghe e torride con conseguente carestia, fame, pestilenza, crisi demografica, superstizione e paura. Non dimentichiamo che fu il secolo della peste nera.

Quando i giudici si trovarono davanti Gabrina, che cosa devono pensare dei suoi medicamenti, delle sue erbe, delle frasi che insegnava a bisbigliare se non che si trattasse di magia condannata dalla legge?

 

Il processo contro Gabrina

Gabrina è una donna che conosce i segreti delle erbe e insegna a fare. Il processo, che è conservato nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia, si compone di 14 capi d’accusa. In nessuno di questi Gabrina agisce da sola ma sempre insegna a fare.

Ci troviamo di fronte ad una magistra cioè ad una esperta che sa di avere il sapere e il potere che deriva dalla conoscenza. Nei secoli successivi questo potere dipenderà sempre più dal patto col diavolo. Gabrina non fu accusata di aver un patto col diavolo e, forse per questo, si salvò la vita. Fu considerata più che altro una manipolatrice di intrugli “miracolosi” e a lei si ricorreva sopratutto per problemi d’amore.

Il fatto che non si facesse mai pagare aggravò la sua posizione.

 

Le clienti di Gabrina la strega di Reggio Emilia

Le persone che ricorrevano a Gabrina erano sopratutto donne, le donne del vicinato che incontravano Gabrina per strada o al mercato e le raccontavano delle loro pene. Dopo essere stata contatta, era lei stessa a recarsi a casa delle sue clienti.

Che cosa volevano queste donne? Cosa rincorrevano? Queste donne volevano sopratutto una cosa: volevano essere felici e in particolar modo volevano essere felici in amore. Gabrina comprendeva molto bene l’importanza dell’amore nella vita, era solidale con queste donne che erano poco amate, che venivano abbandonate o tradite. Il suo ruolo perciò, oltre a quello di consigliera, diventava anche quello di confidente, di amica. D’altra parte queste donne a chi avrebbero potuto rivolgersi?

Gabrina non esortava affatto alla rassegnazione, la nostra strega agiva.

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I filtri d’amore di Gabrina

Ma quali erano le ricette per i filtri miracolosi di Gabrina? Gabrina si serviva di uno strumentario composto da:

  • Sacro Crisma (in realtà era semplice olio d’oliva)
  • Candele benedette
  • Parole magiche

A questi venivano affiancati dei filtri d’amore magici, i famosi amatoria pocula. In questi processi si respira la paura degli uomini all’inibizione della volontà, al far sì che si provassero cose che in realtà non si provavano.

Gli ingredienti delle ricette erano:

  • Peli
  • Unghie (sia peli che unghie sono elementi che ricorrono frequentemente nei filtri d’amore perché si diceva che avessero la caratteristica di restare attaccati alle persone anche quando venivano staccati)
  • Cuore di gallina o di gallo (che dovevano assolutamente essere di galli o galline nere perché avevano il potere di allontanare gli amanti)
  • Camomilla e altre erbe
  • Indumenti che andavano attorcigliati (l’attorcigliare, il legare, l’annodare, avevano il potere di trattenere o rilasciare fonti positive o negative)

Se vuoi conoscere le ricette nel dettaglio leggi questo post.

 

La condanna di Gabrina la strega di Reggio Emilia

Nell’inquisizione si legge che, dei 14 capi d’accusa, solo in due casi gli incanti ebbero effetto:

  • Il primo caso riguarda Filippina che sui era rivolta a Gabrina per far ritornare a sé il marito. Il marito fece ritorno dalla moglie
  • Il secondo caso riguarda Masina che si era rivolta a Gabrina perchè si era innamorata di tale Giovanni che però non pareva interessato alla donna. Alla fine i due si sposarono

Come precedentemente detto, Gabrina si salvò. Ciò nonostante la sua pena fu molto severa e venne condannata alla marchiatura a fuoco. Non c’è dato sapere se venne marchiata a fuoco in viso in modo tale che tutti lo potessero vedere o se in un’altra parte del corpo.

Inoltre a Gabrina venne amputata la lingua. Non sapendo né leggere né scrivere in questo modo la si condannava al silenzio. La sentenza fu eseguita pochi giorni dopo la condanna di Gabrina.

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La libertà delle donne

Le donne come Gabrina erano considerate donne immorali. Questo solo per aver cercato un piccolo spazio di potere, di libertà, di autonomia. Ma questo era riservato solo agli uomini.

In fondo queste donne avevano solo un’unica grave colpa: essere nate donna. Però non tutte piegarono la testa costasse quel che costasse. Gabrina è una di queste.

Se ci pensate le preparazioni a base di prodotti naturali che oggi acquistiamo in erboristeria non sono altro che un’evoluzione delle pozioni popolari semidotte preparate da Gabrina.

E chi aveva tramandato questo antico sapere a Gabrina? Magari l’esperienza della mamma o della nonna che raccoglievano le erbe spontanee per curare i malanni.

Questo processo è legato a un sapere antico che univa donne, erbe e pozioni che i giudici trasformano in pratiche demoniache.

Non dimentichiamo che i documenti rimasti sono stati scritti da uomini che avevano in pugno il destino di queste donne. Nessuna voce di donna è arrivata fino a noi se non quella falsata dalla tortura e, quando cala il sipario, restano solo questi uomini a parlarci di donne di cui non ci viene mai lasciata una personalità definita ma che per loro diventano soltanto esempi negativi che devono educare.

E tu? La conoscevi questa storia? Scrivimelo nei commenti.