Chi era Antonio Ligabue?

 

 

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Antonio Ligabue. Autoritratto

 

Ligabue, pur essendo di origini italiane, nacque in Svizzera nel 1899 da una ragazza madre, Elisabetta Costa. Non si seppe mai chi era il suo vero padre. La madre, quando Antonio aveva poco più di un anno, sposò Bonfiglio Laccabue che diede ad Antonio il suo cognome in contumacia.

La famiglia versava in gravi difficoltà economiche e per questo motivo, non appena la madre ebbe finito l’allattamento, il bambino venne assegnato ad una coppia di genitori affidatari nella Svizzera tedesca. Ligabue, pur amando la madre affidataria, manifestò fin da allora diversi episodi legati alla sua problematicità che lo portarono ad un primo ricovero in una clinica per malati psichiatrici oltre a diverse denunce da parte dei genitori affidatari.

Nel 1913 la vera madre di Ligabue e due suoi fratellini morirono per un’intossicazione alimentare. Si ipotizzò che il patrigno di Antonio li avesse avvelenati. Fu così che Bonfiglio Laccabue fu arrestato per omicidio e strage ma in seguito venne assolto. I rapporti con il patrigno non furono mai buoni. Per Antonio, nonostante l’assoluzione, resterà per sempre lui l’autore della strage. Per questo Antonio decise di cambiare il suo cognome il Ligabue.

 

Il suo arrivo a Gualtieri

 

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Autoritratto con cane e con la sua moto

 

All’età di 19 anni, Antonio Ligabue venne espulso dalla Svizzera in seguito alla fine del Primo Conflitto Mondiale. Lui che tanto adorava quella terra spesso rappresentata anche nei suoi quadri, dirà sempre di essere venuto in Italia per la visita di leva e che, al rientro, non gli venne più permesso di varcare il confine. Ma le cose non andarono in questo modo.

Fu così trasferito a Gualtieri in provincia di Reggio Emilia, paese di origine del patrigno. Ligabue non parlava una sola parola di italiano e per l’ennesima volta si trovò ad essere solo contro tutti. Inizialmente andò a vivere in un ricovero che l’amministrazione comunale gli aveva messo a disposizione e gli venne dato un lavoro per il rafforzamento dell’argine del Po in qualifica di scarriolante. In quel periodo iniziò a dipingere. I suoi quadri erano per lui merce di scambio, li usava dunque per pagare ciò che gli serviva per vivere. Ligabue non ha mai voluto campare di elemosine.

Durante il primo periodo della sua permanenza a Gualtieri il Toni, come veniva chiamato, era molto apprezzato dalla gente. La madre affidataria gli inviava soldi e beni dalla Svizzera per cui Ligabue girava per le vie del paese indossando abiti eleganti e i bambini gli correvano incontro perché da lui ricevono cioccolata.

Sfortunatamente Ligabue aveva un problema che gli rendeva difficile la convivenza con le altre persone. Antonio non sopportava di sentire le persone tossire o starnutire, è una cosa per la quale andava letteralmente in escandescenza. Questo suo atteggiamento iniziò a spaventare i bambini e le donne per cui Ligabue cominciò ad avere serie difficoltà nei rapporti sociali e si aggiudicò l’appellativo di “Toni al matt” (“Antonio il matto” in dialetto reggiano).

Sempre a causa di questa difficoltà non poté più vivere nel dormitorio che gli era stato destinato ed fu così che andò a vivere presso la famiglia Caleffi dove dormiva nel loro fienile.

 

Ligabue e il suo amore per gli animali

 

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I conigli

 

Ligabue amava gli animali. Dalla Svizzera fece arrivare dei conigli che teneva come animali da compagnia. A Gualtieri, a quei tempi, avere un coniglio come animale da compagnia era ovviamente inusuale. I conigli erano cibo, i conigli venivano uccisi per essere mangiati. Questa era una pratica che Ligabue, radicato nella cultura svizzera, rifiutava categoricamente. Pensate che, nonostante fosse così poco accorto verso la propria igiene personale, aveva un sapone che usava solo per i suoi conigli che lavava spessissimo. Poveri conigli mi vien da dire…

Un altro animale per cui Antonio provava un vero amore era il cavallo e si adirava parecchio con chi vedeva mangiare questo animale. Il signor Giuseppe Caleffi ci racconta che spesso suo zio si recava al cinema con Ligabue a vedere film western e, se nel film qualcuno faceva del male ad un cavallo, andava su tutte le furie e inveiva contro questi malintenzionati nel bel mezzo della platea.

Una delle tante bizzarrie di Ligabue era quella di dormire in piedi come un cavallo. Nel fienile della famiglia Caleffi aveva ricavato una nicchia con delle balle di paglia nelle quali aveva infilato un palo che si posizionava sotto l’inguine. Questo gli permetteva di dormire in posizione semi eretta.

Sebbene questa sua pratica sia stata per molto tempo associata alla sua pazzia, va ricordato che Ligabue, a causa dei problemi di denutrizione, aveva sviluppato un grosso gozzo che non gli permetteva di respirare bene. Probabilmente, lo stare sdraiato, aumentava le sue difficoltà respiratorie.

 

L’incontro di Ligabue con Mazzacurati

 

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Tigre e serpente

 

Nel 1929 ebbe inizio la sua vera attività pittorica. Casualmente, in un bosco di Gualtieri, Ligabue incontrò Marino Mazzacurati Presidente dell’Accademia delle Belle Arti. Per lui non fu facile avvicinare l’artista che mostrava diffidenza verso l’intero genere umano. Mazzacurati credeva nelle doti artistiche di Ligabue ed è sempre Mazzacurati che procura a Ligabue i primi colori a olio e tutto il necessario per dipingere. Prima di allora, non potendoseli permettere, Ligabue si creava i colori con ciò che la natura gli offriva come ad esempio con erba o fiori.

Ligabue usava gli animali come supporto alla sua arte naïf. Gli animali erano gli unici con i quali Toni riusciva a comunicare e essi gli facevano da tramite per comunicare con gli esseri umani. Spesso nei suoi dipinti troviamo raffigurate anche bestie feroci. Questi animali rappresentano agli occhi di Ligabue la crudeltà degli uomini. Da qui appare molto evidente il disagio interiore che quell’uomo viveva.

Durante il primo periodo la pittura di Ligabue è molto diversa rispetto al periodo seguente. Inizialmente non c’è un vero studio anatomico degli animali. Nel secondo periodo invece Ligabue inizia a fare veri e propri studi su di essi, legge libri e va al macello perché vuole capire la loro anatomia. La sua pittura cambia radicalmente sia dal punto di vista cromatico che simbolico.

Una curiosità: Ligabue ha prodotto più di 120 autoritratti. E’ di gran lunga il pittore ad essersi ritratto il maggior numero di volte. Questo non avveniva per vanità. Credo piuttosto che fosse per lui solo un modo per poter continuare a vivere anche dopo la sua morte.

 

Ligabue, le donne e Cesarina

 

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L’amore per Cesarina

 

Ligabue fu sempre considerato misogino. In realtà nella sua vita nutrì profondo affetto prima per la madre poi  per la matrigna. A chi gli chiedesse perché le donne non lo volevano lui rispondeva: “Sono io che non le voglio, non loro”.

In realtà ci fu un terzo amore nella vita di Ligabue e fu l’amore che provò per Cesarina. Negli ultimi anni della sua vita, prima di essere colpito da paresi, Ligabue visse in una pensione a Guastalla. Qui conobbe la locandiera Cesarina. Durante i pasti, il suo sguardo vagava per il locale alla ricerca di Cesarina e, se qualcuno osava trattarla male, doveva vedersela con lui.

Il loro fu un amore fatto di gentilezze, di tenerezze e di carezze. Sognava di portarla in Svizzera ma, siccome Toni aveva sempre usato il baratto, il suo rapporto con i soldi era pessimo. Sebbene quelli fossero gli anni in cui il suo talento cominciava ad essere riconosciuto e a portare buoni frutti, la sua condizione economica non gli permise di ritornare nella terra che aveva tanto amato.

 

I ricoveri all’ospedale psichiatrico

 

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Tacchini

 

Ligabue fu più volte ricoverato all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia per psicosi maniaco-depressiva. Il suo primo ricovero avvenne nel 1937. Dobbiamo ricordare che quelli erano gli anni del fascismo. Solo un anno dopo verranno emanate le leggi razziali. Erano anni in cui si esaltava la figura dell’uomo perfetto, dell’uomo prestante, dell’uomo ginnico. Ligabue era agli antipodi di questo modello.

Il suo ultimo ricovero avvenne nel 1945 dove fu internato per aver percosso un soldato tedesco con una bottiglia. Antonio, durante gli anni della guerra, aveva lavorato come interprete per i tedeschi.

Antonio Ligabue morirà nel 1965 in un ospizio di Gualtieri, luogo in cui era stato ricoverato dopo che l’emiparesi che lo aveva colpito lo aveva immobilizzato a letto.

La sua arte naïf, unica via di fuga dell’artista alla sua triste vita, veniva in quegli ultimi anni riconosciuta a livello nazionale.

 

Una curiosità su Ligabue

 

Proprio in questi giorni sono iniziate le riprese per il nuovo film sulla vita di Antonio Ligabue. Il film, prodotto dalla Palomar e con la regia di Giorgio Diritti, si intitolerà “Volevo nascondermi”.  A dare il volto al nostro artista sara Elio Germano che ha a lungo studiato il personaggio. Vi anticipo alcune foto rubate durante le riprese.

 

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Conoscevate la vita di Antonio Ligabue?